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Ora et labora

Il volume, uscito nel 2013 presso Youcanprint - Self publishing, indaga l'inedito intreccio fra linguaggio e lavoro che caratterizza il processo produttivo nell'epoca del post-fordismo. Al suo interno trovano posto i saggi dei giovani studiosi che hanno preso parte al seminario svoltosi durante la III edizione della Scuola Estiva. Il libro si apre con un intervento del direttore della Scuola, Giuseppe Cantarano, e si chiude con un contributo di Paolo Virno, filosofo del linguaggio e lucido osservatore delle trasormazioni che attraversano il tardo capitalismo. Qui sotto pubblichiamo la nota di Alessandra Mallamo e Angelo Nizza, i curatori dell'opera.

Il volume Ora et labora. Sull’ideologia del capitale è il risultato di una sessione di studi, dal titolo Quando il  verbo si fa merce, che ha avuto luogo durante la terza edizione della Scuola Estiva di Alta Formazione in Filosofia “Giorgio Colli”. In quell’occasione ci siamo riuniti con gli altri autori dei saggi presenti nel testo per discutere un tema difficile e ineludibile che coglie uno dei mutamenti fondamentali dell’epoca presente. Siamo partiti dal considerare l’ambiguo rapporto tra processo produttivo e agire comunicativo: se nel modello classico di produzione capitalistica queste continuano a essere forme antitetiche, nel paradigma definito postfordista le facoltà umane di comunicazione e di relazione sono sovrapposte e indiscernibili dalla produzione: il linguaggio, l’interazione sociale e la creatività sono messe al lavoro per il capitale.

Il postfordismo non sostituisce completamente il modello taylorista, tuttavia rappresenta un momento epocale dello sviluppo del capitalismo: oggi la molla del profitto non risiede più solo nella forza-lavoro muta e manuale, ma nel linguaggio inteso come abilità storico-naturale propriamente umana. Dal valore che acquista il simbolico con il capitale finanziario alle attività lavorative che segnano il mondo 2.0, il profilo del lavoratore postfordista è quello di un generico animale linguistico e sociale, polioperativo, capace di gestire flussi di dati e di informazioni e di adattarsi a situazioni continuamente mutevoli e imprevedibili. È facile riconosce in questa descrizione non solo un modello lavorativo ma una forma di vita propria del mondo occidentale. Discutere il problema dei mutamenti che hanno coinvolto il lavoro in epoca postfordista e il modo con cui esso viene percepito nell’immaginario economico, sociale e culturale significa andare a toccare direttamente quel nodo che stringe insieme verità e potere, alla luce della critica marxiana secondo cui la matrice dei rapporti tra gli uomini risiede nelle forme di produzione dell’economia capitalistica. Di conseguenza, interrogarsi sul lavoro significa interrogarsi sulla vita, e a maggior ragione ciò è vero oggi,  nella misura in cui i confini tra attività lavorativa e attività sociale si confondono e si sovrappongono. Chiedersi come viene rappresentato il lavoro significa anche chiedersi come ci rappresenta il capitale, interrogandoci sugli orizzonti che vengono negati, su come ciò avviene, su quali conseguenze questo comporta. Infine, se la verità esclusa dall’ideologia del capitale è il peso corporeo dell’esistenza, la fatica e la concretezza, come si riposizionano la comunicazione e l’immaginazione dal momento che sono divenuti elementi costitutivi del processo produttivo? Dove si posiziona l’intellettuale, sia esso artista o filosofo, in tutto questo, e come agisce? Ribaltando quindi i termini della questione: in che modo il linguaggio, inteso ora come luogo di produzione storico-culturale del significato e come veicolo della prassi sociale, trasforma la sua portata politica? A Roccella abbiamo aperto una discussione sulle molteplici sfumature e contrazioni di questo nucleo teorico, mettendo in conto anche la possibilità che nulla sia davvero cambiato all’interno del sistema capitalistico, quello che è stato prodotto non è certo una risposta, quanto il resoconto di una fase del laboratorio politico e filosofico che stiamo tentando di costruire dal basso e di cui questo stesso libro fa parte. Il libro si apre con l’intervento del direttore della Scuola, Giuseppe Cantarano, che ha coordinato i lavori del seminario, favorendo l’arricchimento della riflessione e dell’analisi critica. In appendice, invece, trova posto un contributo di Paolo Virno, intellettuale vigoroso e lucido testimone del mondo che ci sta attorno. A entrambi va il nostro più genuino riconoscimento.

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